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Non sono solo il viola e il verde a portare sfortuna nel mondo del teatro. Per gli spagnoli da evitare sul palcoscenico è il giallo. Il motivo di ciò starebbe nel fatto che, essendo di questo colore la parte interna della "muleta", il giallo è l'ultimo colore che il matador vede prima di morire nel caso che il toro lo incorni.


Tra le tante superstizioni che circolano fra i teatranti, c'è anche quella secondo la quale è presagio di sventura se il copione cade a terra durante le prove. L'attore a cui cade il copione deve raccoglierlo e sbatterlo per tre volte a terra nel punto esatto in cui era caduto. Nessun altro deve intervenire. Tutto ciò perché la caduta del copione presagirebbe la "caduta" dello spettacolo.


Tra i teatranti è abbastanza diffusa la credenza che pronunciare la parola "corda" sul palcoscenico porti sfortuna.

Il simbolo per eccellenza del Teatro sono le due maschere, quella che ride e quella che piange. Esse rappresentano la commedia e la tragedia. Ma quali sono le differenze tra questi due aspetti dell'arte drammatica? Comunemente si pensa che la commedia fa ridere, mentre la tragedia fa piangere. In realtà non è esattamente così. In "Filumena Marturano" non c'è praticamente niente da ridere, eppure è una commedia. Lo stesso vale per "Sei personaggi in cerca d'autore" e chi più ne ha, più ne metta. E allora? La differenza fondamentale sta nelle peculiarità degli eventi e dei personaggi. In una tragedia personaggi straordinari, eroi, dèi, regnanti, sono protagonisti di eventi straordinari; in una commedia personaggi ordinari sono protagonisti di eventi ordinari. Che poi tali eventi e personaggi suscitino il riso o il pianto, è secondario.


Il rosso è il colore dominante nella quasi totalità dei teatri. L'uso di questo colore ha iniziato ad affermarsi nell'800 perché simboleggiante il lusso e lo sfarzo. Il velluto per il rivestimento delle poltrone pare sia stato imposto da Wagner per le proprietà fonoassorbenti di questo tessuto. Attualmente si usano materiali ignifughi per le poltrone, ma queste continuano ad essere preferibilmente rosse.
I fischi sono quanto di peggio possa capitare a un attore durante uno spettacolo. Sono segno di disapprovazione, di critica estremamente negativa. Ma da dove deriva questa consuetudine?
Nel teatro greco non esistevano le attrici. Nonostante la letteratura teatrale greca sia ricchissima di personaggi femminili a dir poco memorabili (Medea, Ecuba, Clitennestra, Elettra, Antigone, Fedra...), solo gli uomini potevano recitare in pubblico e interpretavano, grazie alle maschere, anche i ruoli femminili. Nel teatro latino le donne potevano partecipare agli spettacoli di mimo, come danzatrici, ma le tragedie e le commedie venivano interpretate esclusivamente da attori maschi. Solo nel XVII secolo, con la Commedia dell'Arte, in Italia, le donne iniziarono a calcare le scene.
Nella Grecia antica i teatri, tutti all’aperto, erano ricavati sfruttando i pendii delle alture. Lo spazio scenico era in basso, le gradinate per gli spettatori in alto, disposte ad emiciclo. Alla base delle gradinate c’era uno spazio di solito circolare, detto “orchestra”, dove il coro eseguiva le parti ad esso assegnate e le danze (orkèomai, in greco, significa “danzare”). Dietro l’orchestra c’era la “skenè”, un edificio rettangolare, col lato lungo rivolto verso gli spettatori; era dotato di porte ed aperture e rappresentava di solito un palazzo, ma poteva essere modificato con pannelli di legno dipinti. La parola skenè significa “tenda”; in origine, infatti, era costituita da un telo dipinto. Tra la skenè e l’orchestra c’era lo spazio rialzato entro il quale agivano gli attori protagonisti: il “proskènion” (in greco, “prima della skenè”), antesignano dell’attuale palcoscenico. Gli attori accedevano al proskènion dalle aperture sulla facciata della skenè, mentre il coro arrivava nell’orchestra attraverso i “parodoi”, corridoi tra il limite laterale delle gradinate e la skenè.

Mentre per i greci il teatro era un luogo in cui gli spettatori andavano per imparare, per i romani aveva soltanto funzione ludica: a teatro si andava per divertirsi. Per questo gli autori greci si distinguevano per le tragedie mentre nel mondo latino eccellevano i commediografi.
l primo teatrante Romano è stato Livio Andronìco (nella foto la statua che lo raffigura, conservata ai Musei Vaticani), nel III secolo avanti Cristo. Pare sia stato l'autore della prima opera teatrale latina. Originario di Taranto, in quella che allora era la Magna Grecia, ex schiavo, recitava personalmente i suoi testi. Stando a quanto racconta Tito Livio nella sua Storia di Roma "Ab Urbe condita", Andronìco è stato l'inventore del playback:
Nel Medioevo le prime forme di teatro consistevano nella drammatizzazione, durante le funzioni religiose, di episodi biblici e utilizzavano le chiese come spazi scenici. Gli "attori" erano sacerdoti e chierici e lo scopo di queste rappresentazioni era essenzialmente didattico: servivano cioè ad illustrare, in un modo comprensibile anche ai meno istruiti (in pratica la quasi totalità dei fedeli) quanto narrato nelle Sacre Scritture. In seguito queste rappresentazioni si spostarono fuori dalle chiese, sui sagrati, mantenendo però gli stessi temi.
In epoca medievale, a partire dal decimo secolo, si diffonde in Europa la figura del GIULLARE, artista che si guadagna da vivere esibendosi nelle piazze: sono attori, mimi, musicisti, imbonitori, addestratori di animali, ballerini e acrobati.
Nel Rinascimento gli spettacoli che possono essere considerati come precursori della commedia dell'arte furono creazioni di dilettanti. Dilettante era, per esempio, l'attore-autore Angelo Beolco, in arte "Ruzante", dal nome di uno dei suoi più noti personaggi. Di famiglia benestante, si esibiva soltanto durante il carnevale, escludendo dalle sue rappresentazioni quello che oggi definiremmo "scopo di lucro". Dario Fo, durante il discorso di accettazione del Premio Nobel per la letteratura nel 1997 ha detto di lui:
È del 1545 il documento che registra, a Padova, la nascita della prima compagnia teatrale della storia: è la "Compagnia di Ser Maphio", diretta da Maffeo del Re, detto Zanin, composta da soli uomini. Con loro ha inizio la "Commedia dell'arte", cosiddetta perché chi la pratica appartiene a "un'arte", cioè a un mestiere (oggi si direbbe "albo professionale").
Lo Zanni è forse il personaggio più antico della Commedia dell'Arte che, ai suoi inizi, venne anche definita "Commedia degli Zanni". Il suo ruolo è quello del servitore, e probabilmente da questo deriva il suo nome: Zanni, infatti, deriva da Gianni, nome molto diffuso nel bergamasco, zona di provenienza della grande maggioranza dei servi dei nobili mercanti veneziani. I primi canovacci prevedevano improvvisazioni di dispute fra servo e padrone, dette anche "Ludi zanneschi".
Di origine incerta (il suo nome pare derivi dall'antico tedesco Holle Konig, cioè "re dell'inferno", poi diventato Harlequin in francese) Arlecchino, la maschera più famosa della Commedia dell'Arte, deriva probabilmente da antiche credenze pagane secondo le quali, nei periodi freddi dell'anno, gli spiriti dei morti invadevano la terra guidati da una divinità infernale. Questa divinità, che nella mitologia nordica era Elverkonge o Allerkonge (cioè "re degli Elfi"), è diventato nel medioevo uno spirito burlone, dispettoso e irriverente, dando così origine al personaggio che conosciamo.
La maschera di Pulcinella, icona del Teatro Napoletano, ha ufficialmente una data di nascita precisa: fa la sua prima apparizione, infatti, nella commedia "La Lucilla costante con le ridicole disfide e prodezze di Policinella", di Silvio Fiorillo, pubblicata nel 1632. Quello di Fiorillo era un Pulcinella diverso da come lo conosciamo oggi: era gobbo e magrissimo, portava un cappello bicorno, barba e baffi. Solo verso la fine del XV secolo ha cominciato ad assumere l'aspetto che ha oggi.
Nata anche lei con la Commedia dell'arte, Colombina è "la servetta", ovvero il corrispettivo femminile dello Zanni. Facile al piagnisteo così come all'innamoramento, rappresenta il prototipo della tipica ragazza senza cervello.
Quello dell'Innamorata è un altro dei personaggi tipici della Commedia dell'arte. Ha molti nomi, il più diffuso dei quali è FLAMINIA. Si tratta di una giovane dal carattere ribelle, solitamente di buona famiglia e di discreta cultura. Nell'intreccio scenico è perennemente in contrasto con i vecchi che vorrebbero piegarla alle proprie volontà, soprattutto per quanto riguarda la scelta del marito da imporle, che lei rifiuta perché ne vuole un altro.
Dal personaggio del Magnifico delle commedie rinascimentali, cioè il padrone in perenne conflitto col sevo Zanni, ha origine la maschera di Pantalone. Tipicamente veneziano, rappresenta il mercante vecchio, avido, avaro e vizioso. Esistono diverse teorie sull'origine del nome: secondo una di queste deriverebbe dal soprannome "Piantaleoni" con cui venivano chiamati i mercanti veneziani che erano soliti erigere il vessillo raffigurante il leone di San Marco dovunque andassero. Secondo altre fonti il suo nome deriverebbe da quello di San Pantaleone, patrono di Venezia prima di San Marco. Un'altra teoria vuole che il nome provenga semplicemente dai pantaloni indossati dal personaggio fin dalla sua prima apparizione sulle scene della Commedia dell'Arte.

Domenico Giuseppe Biancolelli, detto Dominique (Bologna, 1637 - Parigi 1688) è stato uno dei più grandi Arlecchino della storia. Trasferitosi a Parigi intorno al 1670 diventò il più famoso attore della Comédie Italienne, che aveva un enorme successo presso il pubblico parigino. Si deve a lui la possibilità di rappresentare in francese le opere italiane, opportunità fino a quel momento proibita dalla legge. Giuseppe Arnaud, nel suo "Mille Aneddoti Artistici Teatrali - Curiosità, Racconti ecc." (Milano 1870, pag. 75) racconta che "Verso il 1700, oltre i due gran teatri, l'Opera ed il teatro della Commedia francese, v'erano a Parigi gli spettacoli temporanei delle fiere di San Germano e di San Lorenzo, fondati fin dal XII secolo. Nel 1650 avevano cominciato ad erigervi dei teatri stabili. (...) i comici del teatro francese avendo esclusivamente il diritto di parlar francese su le scene, fecero demolire que' teatri. I comici italiani i quali dopo parecchi tentativi avevano finalmente attecchito in Francia fino dal 1633, andavano debitori del permesso di parlar francese nei loro orditi drammatici, alla scaltrezza ed alla presenza di spirito del famoso Dominique (Domenico Biancolelli).
Isabella Andreini è stata tra le più importanti attrici della Commedia dell'Arte. Insieme al marito Francesco fece parte della Compagnia dei Gelosi, attiva in Italia e in Francia fino ai primi anni del XVII secolo.
Nel 1750 Carlo Goldoni pubblica la sua prima raccolta di commedie. Nella prefazione (chi vuole può leggersela tutta qui) il grande drammaturgo veneziano illustra la sua "riforma" del teatro.
All'inizio del 1600, parallelamente alla Commedia dell'Arte, fatta da professionisti, si sviluppa in Italia, a partire dalla zona di Roma per poi diffondersi nel resto del Paese, la "Commedia Ridicolosa", la cui caratteristica principale è quella di essere fatta da autori e attori dilettanti. Nasce, in pratica, il Teatro Amatoriale. Come suggerisce il nome, scopo della Ridicolosa è quello di divertire e divertirsi.
Il 20 maggio del 1932 esce, col prezzo di copertina di 2 lire (circa 4 euro attuali), il primo numero della rivista "Filodrammatica - mensile di Teatro", Edizioni Alfa di Milano.